Fondazione Eredi Brancusi Russia
88 Naberezhnaya Reki Moika
S. Pietroburgo
  La riscoperta del Bellotto "russo" - pag2
 

Egli decise quindi di cercar fortuna altrove e intraprese il lungo viaggio verso la Russia con l'obiettivo dichiarato di trovar lavoro presso Caterina II e la sua corte, dove un pittore di panorami cittadini dall'ormai lunga esperienza e dalle solide e autorevoli raccomandazioni poteva legittimamente aspirare ad una nuova prestigiosa collocazione.
Fino ad oggi gli storici dell'arte, come dimostra l'esposizione veneziana, avevano sempre creduto che, giunto in Polonia e trovata ospitalita' presso il re Stanislao Augusto Poniatowsky, il pittore avesse deciso di rinunciare alla meta originaria e si fosse trattenuto a Varsavia fino alla morte, che risultava avvenuta nel 1780. La nostra Fondazione è lieta di comunicare che, grazie al lascito ricevuto in data 8 gennaio 2002 da un donatore che ha scelto di rimanere anonimo, è venuta in possesso di 13 tele raffiguranti:
  - due grandi vedute totali di San Pietroburgo che, compiute le dovute ricerche iconografiche e topografiche, vi risulta inquadrata rispettivamente da nord e da sud, collocabili in un arco temporale che può legittimamente essere compreso tra il 1775 e il 1785-1790 circa;
  - dieci vedute di formato minore raffiguranti inconfondibili monumenti, vie e piazze della citta' databili allo stesso periodo;
  - un ritratto a figura intera di nobiluomo in abito da parata rosso, di tipica foggia veneziana, che con largo gesto del braccio accenna allo sfondo, dove appare la veduta di una citta' attraversata da un vasto e maestoso corso d'acqua, tra lunghe e splendide sequenze di case e palazzi, dal carattere singolarmente composito, tra pietroburghese e veneziano allo stesso tempo. Si tratta, con ogni evidenza, di un tipico "capriccio", una veduta d'invenzione. I tratti fisionomici del personaggio corrispondono perfettamente alle immagini gia' note di Bernardo Bellotto.
  Lo stato di conservazione è nell'insieme abbastanza buono; i risultati delle prime analisi scientifiche condotte sulle due vedute generali della citta' sembrano confermarne la datazione ipotizzata sulla base del soggetto e dello stile, e quindi l'autenticita'; e, infine, le firme ritrovate su dodici delle tele corrispondono a quelle tracciate dal pittore in calce ai quadri del periodo polacco.
  Tutto porta dunque a concludere a favore di un'ipotesi che rivoluzionerebbe gli studi bellottiani: il pittore avrebbe a un certo punto ripreso il cammino interrotto, sarebbe giunto in Russia e vi sarebbe vissuto ancora qualche anno, almeno il tempo di condurre a termine questa finora inedita "serie pietroburghese".
  Un ultimo dettaglio sollecita ulteriori ricerche. L'autoritratto non risulta firmato, ma nel retro si trova una sigla ancora non del tutto decifrata. Si tratta di due sole lettere scritte in stampatello: la seconda è, senza ombra di dubbio, una "B"; la prima, molto rovinata e sbiadita, pare anch'essa una "B", ma potrebbe anche essere letta come una "E". "BB", è evidente, coinciderebbe con la sigla di Bernardo Bellotto e gli esperti russi propendono per questa spiegazione: all'eventuale lettura "EB" non sembrerebbe d'altra parte corrispondere, almeno per il momento, alcuna convincente interpretazione.
  Non appena terminati gli accertamenti in corso le tele verranno esposte al pubblico presso la sede della Fondazione.

Willy Beck, S. Pietroburgo, 2 febbraio 2002

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